Il concetto di sostenibilità ha assunto negli ultimi anni un ruolo fondamentale in differenti ambiti, tra i quali quello dell’imballaggio quali shopper, buste, sacchi e sacchetti.
La biodegradabilità è uno dei requisiti più comunemente associati alla sostenibilità e sicuramente ad essa contribuisce.
La biodegradazione consiste nella trasformazione di un composto organico, realizzata attraverso reazioni provocate da microorganismi. Tale processo è fondamentale per la purificazione dell’ambiente: i microrganismi eliminano infatti dalla terra e dall'acqua sostanze altrimenti inquinanti.
Non tutto possiede lo stesso grado di biodegradabilità: le sostanze di origine naturale, in genere, si decompongono completamente; mentre quelle di origine sintetica (materie plastiche, gomma, etc.) possono resistere all’attacco dei microrganismi anche per decine di anni o secoli.
Il Settore Operativo Food Packaging Materials dispone di attrezzature per realizzare test di biodegradazione in acqua e suolo e test di disintegrazione ed ecotossicità secondo la normativa UNI EN 13432.
La normativa italiana sulla commercializzazione degli shopper monouso non biodegradabili e compostabili ha fatto scattare sanzioni pecuniarie per la commercializzazione di sacchi e sacchetti per la spesa in plastica, ad eccezione di shopper, sacchetti, borse e buste biodegradabili e compostabili secondo la norma UNI EN 13432.
Vari passaggi normativi si sono succeduti negli anni. In particolare, il Decreto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministro dello Sviluppo economico del 18 marzo 2013 precisa le caratteristiche tecniche dei sacchi commercializzabili, chiarisce il concetto di commercializzazione (che ricomprende anche la messa a disposizione gratuita dei sacchi), introduce le modalità di informazione ai consumatori (le diciture da apporre sui sacchi stessi) e conferma le sanzioni già previste.